Il Panta Rei del viaggiatore.
Arriva finalmente il giorno della partenza, si sta per affrontare il viaggio che da tempo si è pianificato, sognato, immaginato in ogni momento.
Le valigie chiuse a forza sono pronte, il necessario è stato più volte controllato, ma l’ultimo check va sempre fatto, anche l’ultimo dell’ultimo: documenti, biglietto, passaporto, passaporto, biglietto, documenti. C’è tutto.
L’entusiasmo di raggiungere la destinazione tanto desiderata aumenta quanto più ci si avvicina all’aeroporto.
L’aeroporto
Ci infastidisce anche solo l’idea di dover passare più del tempo dovuto all’interno di un aeroporto, che sia l’attesa a causa del ritardo dell’aereo su cui viaggeremo, l’attesa tra uno scalo e l’altro o l’attesa causata da un nostro arrivo in anticipo per l’ansia di perdere il nostro volo. L’attesa per il check-in, l’attesa per il controllo sicurezza, l’attesa per l’arrivo delle valigie. Insomma, se si pensa al tempo trascorso in aeroporto si pensa subito all’attesa, e si sa che aspettare non è mai piaciuto a nessuno. Eppure è proprio questo luogo, definito per antonomasia come luogo di passaggio, il non-lieu nella teoria di Marc Augé che è testimone di quei due momenti fondamentali nell’esperienza che ci viene regalata da un viaggio: il momento che precede l’istante in cui ci immergeremo nella nuova realtà che stiamo andando a scoprire e l’ultimo attimo in cui saremo sfiorati da quell’aria nuova che ci ha avvolti durante il nostro soggiorno.
Quell’aria che è il vero souvenir che ci porteremo dietro nella nostra quotidianità, nei nostri ricordi e nelle nostre sensazioni.
L’aeroporto è la frontiera che riesce ad essere testimone di questi momenti di transizione, del passaggio delle culture tra le culture, delle emozioni che si incontrano e che si scambiano, degli sguardi che si riempiono di colori mai visti. Il Panta rei del viaggiatore, quella voglia irrefrenabile di vedere, scoprire il diverso, per poterlo indossare e farlo diventare uno dei molteplici tasselli di sé stesso. Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo.